A cura di Luigi Cerutti
Orari di apertura:
Dal Martedì al Sabato dalle ore 09:00 alle ore 12:30 e dalle ore 16:00 alle ore 19:30
Il Lunedì dalle ore 16:00 alle ore 19:30.
Chiuso il Lunedì mattina.
Inaugurazione Sabato 13 Marzo dalle ore 18:00 alle ore 21:00
Per informazioni:
Telefono: 0142 – 79051
E‐Mail: info@labirintoweb.com
La Galleria Costanzo Il Labirinto è lieta di annunciare la mostra personale Di aria e di luce di Stefania Ricci (Ivrea, 1974).
L’artista di Ivrea espone qui un ciclo di lavori, che dilaga per circa dieci anni dal 2000 ad oggi,piuttosto variegato ed eterogeneo nella forma, eppure assolutamente integro nella sostanza.Di aria e di luce, infatti, risulta frastagliata e compatta. Il raggio luminoso infrange, imbratta arbitrario ed aleatorio l’oggetto. Il sole che irradia l’erba non la evidenzia. Non sottolinea il suo crescere foto sintetico, ma, senza patemi o secondi fini, si sposta sul suolo tracciando il suo corso. È una presenza incompresa e necessaria. Di questa necessità ci parla Stefania Ricci.
Con le sue Anatomie, libere associazioni di dettagli anatomici ad elementi botanici, pone obiezioni ed ipotesi circa la naturalità (dell’uomo). Quello che si riscontra, tuttavia, non è un cocciuto e blando determinismo. Il volontario ritrovamento di una somiglianza, la declinazione del Naturale. Quanto più viene velato, conturbante e lascivo, un ceppo, una libbra del nostro corpo. Un lemma della nostra programmazione. Tutto quello che accade nell’Anatomia è un gigantesco punto interrogativo.
Questa vena evidentemente ustionata, che non è gusto per la metamorfosi, o voyerismo narrativo, ritorna in tutto il lavoro di Stefania Ricci. Con la fotografia a contatto, le sue erbe e fiori, o così posso supporre che siano, continua a svelare legami e depistare tracce acquisite.
Aggrovigliando una matassa, quella del mistero naturale, che troppo spesso desideriamo dipanare con superficialità.
Il ciclo dei Fiumi, in questo senso, sembra racchiudere l’atmosfera, la tellurica forza del suo lavorio. Quei rettili strisciano, serpeggiano nella terra. Lo stesso corso d’acqua nel quale ti specchi tu, bella di paese, o nel quale laviamo i panni e ci innamoriamo, ha occhi di fuoco e lingue biforcute. E ci sottosta con amletico silenzio. Questa forza ambigua e latente, sicuramente mal interpretata, fuoriesce come fumo o granello da un vaso.
Questa è Di aria e di luce, un velo impercettibile che ricopre e che ci domanda, che ci sgomenta.
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